Che ne sarà degli endotermici italiani?
Quale resilienza per gli endotermici italiani? Ce lo siamo chiesti, in questa transizione dalla vecchia alla nuova repubblica ingegneristica e finanziaria

Verso il crepuscolo degli Anni 90 gli endotermici italiani per applicazioni industriali erano rappresentati al 60% circa da unità sotto i 30 chilowatt. Specializzati, rasaerba, piccoli sollevatori, generatori compatti, minipale e minidumper. In Europa, e non solo, i compatti diesel a 2, 3 e 4 cilindri erano spesso marchiati col tricolore. Ora, e arriviamo al dunque, Tata si è accaparrata Iveco. E FPT Industrial. Questa postilla è stata inclusa mercoledì notte, all’ufficializzazione della transazione. Il resto dell’articolo prosegue intonso, perché il suo respiro è più ampio. Per trovare un resoconto enciclopedico della transazione indo-italo-olandese, leggete questo articolo, che contiene la quasi totalità del comunicato stampa congiunto Tata-Iveco. Proseguiamo con l’impostazione più autentica di come ci eravamo immaginati questo spunto di riflessione.
La saga motoristica nazionale era scandita da un coro polifonico che assumeva i nomi di ACME (che aveva sede a Valdobbiadene, pensate un po’ come è girato il fumo negli ultimi decenni), Lombardini, Ruggerini, Slanzi, VM Motori, per citare quelli più noti nella fascia sotto i 56 chilowatt (anche se prima dell’avvento della rigida disciplina normativa, le attuali categorie di potenza non avevano il senso attuale).
Endotermici italiani. Una finestra sul passato, quali incognite nel futuro?
L’avvento dell’elettronica ha penalizzato gli endotermici italiani. I monocilindro sono stati insidiati dagli aggressivi concorrenti cinesi, quindi dalle suggestioni dell’elettrificazione. Il chip ha imposto investimenti onerosi e integrazioni che hanno minato ed eroso l’egemonia della scuola ingegneristica al di sotto delle Alpi.
Le esigenze della globalizzazione hanno ulteriormente pungolato ai fianchi i costruttori nazionali. Come raccontiamo per sommi capi nel video che trovate alla fine di questo articolo, dopo avervi proposto una divagazione sul motore del futuro, facciamo la conta dei superstiti.
Lombardini ha assorbito i concorrenti interni, per finire sul piatto di Mark IV, poi di Kohler, ora di Platinum Equity. FPT Industrial palpita in attesa di conoscere le decisioni di Exor in merito alla cessione a Tata Motors. VM Motori è stata progressivamente ridimensionata.
Tre nomi che significano tanto nello scenario industriale, a giri variabili e fissi, mobile, stazionario e marino. Competenze cristalline che si devono confrontare con i diktat sulle emissioni, le fregole salvifiche della palingenesi a batteria, e le arcigne logiche finanziarie e speculative.