AVL Italia presidia l’idrogeno come frontiera della decarbonizzazione, a Graz come a Cavriago, vicino a Reggio Emilia, adiacente al quartier generale di Landi Renzo. Come dire, nel distretto motoristico emiliano c’è spazio per il futuro, che sia declinato nella elettrificazione (vedi Reinova e Zapi) oppure nell’architettura H2. Risulta quindi fisiologica l’adesione al progetto Hydrogen Expo, che si tiene a Piacenza (qui trovate l’anticipazione dell’edizione pilota del 2022).

AVL e gli “ecosistemi a idrogeno”

Ed è nel suo alveo ecosistemico che AVL Italia ha organizzato un convegno, che riassumiamo per sommi capi. “Ecosistemi a idrogeno: l’evoluzione delle infrastrutture tra mobilità e soluzioni industriali” si è articolato tra gli interventi di Andrea Gusmaroli, esperto di idrogeno di AVL Italia, Matteo Pettenuzzo, ad di 3P Safety, e Andrea Rigon, per conto di Pietro Fiorentini. La seconda parte si è imperniata sull’approfondimento tecnico di Fabio Bedogni, sempre di AVL, e sulla conclusione, a cura di Mauro Puglia, General Manager di VM Motori, a nome della controllante Stellantis.

Gusmaroli ha illustrato le tappe evolutive e la missione del Centro tecnico di Reggio, che si è convertito anche all’idrogeno, e sul caso studio della riconversione di un impianto industriale. Il progetto H2 TCI non si limita alla semplice conversione di sale prova motori da benzina/metano a idrogeno. La prospettiva di medio-lungo periodo è di realizzare un ecosistema controllato all’interno del Centro Tecnico. Un ambiente studiato per testare soluzioni in autonomia o a quattro mani con i potenziali installatori. Le slide e le didascalie a voce di Gusmaroli ci hanno accompagnati tra le fasi propedeutiche ed operative di un “bozza a idrogeno”. Si parte dall’analisi di fattibilità. In merito alla riconversione di un impianto a metano le riflessioni investono principalmente le certificazioni e la compatibilità dei materiali, lo stoccaggio del combustibile (entrano in gioco variabili come il delta di pressione tra i combustibili e i parametri di sicurezza) e la definizione di un quadro clinico della sostituzione parziale o totale dei singoli componenti dell’impianto. Nel progetto si fa riferimento allo stoccaggio di 200 chili di H2 in bombole a 2.000 bar e 1 MW di produzione da elettrolisi.

Un breve excursus sulla natura “scorbutica” del combustibile

Fabio Bedogni è product chief engineer pwt spark ignited di AVL Italia. insomma, colui che dispone delle competenze per interpretare e disciplinare i comportamenti dell’idrogeno nella camera di combustione di un endotermico ad accensione comandata. I presupposti sono noti: elevata propagazione di fiamma e bassa energia all’accensione, che accelera la combustione e, di conseguenza, potrebbe innescare anomalie come il battito in testa. Tra le specificità dell’H2 rispetto ai combustibili più convenzionali, i rimandi al ridotto consumo energetico, all’indice di riempimento in camera e all’attitudine a ridurre ai minimi termini gli ossidi di azoto e la sostanziale estraneità alle polveri sottili. Il che significa, in altri termini, la rimozione di quei sistemi di post-trattamento che dalla fase IIIB allo Stage V hanno costituito un boccone duro da digerire per gli utilizzatori (rigenerazione del Dpf e cristalizzazione dell’urea tecnica), un moltiplicatore di costi (con buona pace di Opex e Tco) e un ingombro letale per le fisionomie dei cofani. Attenzione al backfire, facilmente innescabile da questa molecola però, ed è un aspetto che speriamo di approfondire, e alla virtuosa intercessione di moderatori come l’iniezione di acqua nel gasolio, un enabler che consente curve prestazionali simili al diesel. La vaporizzazione nella camera di combustione riduce la temperatura della miscela e agisce sulla detonazione.

VM, alias Industrial & Marine Engines BU Stellantis Europe

Scania Super 11
Il 2,2 litri di VM Motori in bella mostra nello spazio di AVL Italia all’Hydrogen Expo di Piacenza

Incontriamo Mauro Puglia, il General Manager della BU sotto le cui spoglie si manifesta VM Motori, un semestre dopo l’intervista all’EIMA. Il 2,2 litri “idrogenato” rappresenta un’operazione coraggiosa, in considerazione della taglia del dispari (AxC 94×107 mm), nel confronto con gli altri monoblocchi a idrogeno (13 e 15 litri per Cummins, FPT Industrial e Weichai, la serie 1300 di Isotta Fraschini Motori rivista insieme ad Ecomotive Solutions, l’N67 Hythane e il 4,8 litri di JCB Powertrain). Ha comunque ribadito la tenacia dell’azienda nel proporsi sul mercato. S’intende cioè quelle nicchie applicative che richiedono alta densità energetica e rapidità della ricarica, di fronte all’esigenza di un parco macchine CO2 free. Un tipico esempio sono le spazzatrici in esercizio per le municipalizzate. Anche in chiave di revamping, con una maggiorazione di appena il 20% rispetto al diesel, all’attuale stato dei costi. Un altro elemento di appetibilità del 2,2 litri di Cento è l’autonomia di quattro ore, che copre il turno di questa compatta macchina operatrice. La sfida di dosare correttamente la combustione del 3 cilindri VM è stata raccolta proprio da AVL.

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