Fpt Industrial e Politecnico Milano studieranno insieme come declinare alla perfezione il paradigma della combustione. Presentata all’Aula Magna del Politecnico di Milano la cooperazione che accompagnerà il cast di engineering di Via Puglia e il think tank del Politecnico, di fronte al gotha delle due eccellenze: nella foto in alto, da sinistra, Giancarlo Magnani, Presidente Fondazione Politecnico di Milano e PoliHub, Annalisa Stupenengo, Brand President Fpt Industrial, e Ferruccio Resta, Rettore del Politecnico di Milano.

Politecnico e combustione

Quali saranno gli orizzonti di questo duetto votato alla ricerca? Sostanzialmente due: i processi di combustione e l’evoluzione dei sistemi di post-trattamento da un lato, i combustibili alternativi dall’altro, con il biogas come fronte caldo di upgrade tecnologico.

 

Lanciata nel processo di consolidamento dell’identità di player del free market, con una quota che nel 2016 è ulteriormente salita dal 55 al 57 per cento del volume complessivo, Fpt Industrial mette in campo un esercito di mille ingegneri, dislocati in sette strutture: Burr Ridge (Usa), Belo Horizonte (Brasile), Fecamp (Francia), Torino, Foggia, Arbon (sul lago di Costanza, in Svizzera, il ganglio strategico dell’R&D) e Chongqing (Cina, sede di Sfh). Tra gli anni clou nell’albo tecnologico di Fpt c’è il 1938, con l’epifania della sovralimentazione su un’applicazione camionistica heavy-duty. Esattamente mezzo secolo dopo ancora news a bordo di un camion, con l’scr in tandem con Siemens. Diventerà un marchio di fabbrica con l’avvento della stagione Tier 4 Final e con l’imminente Stage V. Un anno dopo, nel 1999, è la volta del common rail a bordo di un veicolo commerciale. Nel 2012 l’HI-eScr, scelta capitale del trattamento a valle dei gas combusti. Le scadenze future sono quelle nell’agenda degli operatori del settore: il 2019, con lo Stage V; il 2025, con un ulteriore taglio agli NOx; il 2030, per ottemperare al diktat dell’Unione europea che richiede almeno il 50 per cento di combustibili di origine non fossile. Una data che allo stato attuale, per come si sta muovendo Bruxelles, sembra molto più lontana dei tredici anni che ci separano cronologicamente dalla fatidica scadenza.

Le carte sul tavolo

Tanti i versanti da scalare, tante le carte sul tavolo. Omogeneizzazione della combustione in camera e pressioni di iniezione (basti pensare che i common rail si sono rapidamente evoluti da 1.000 a 2.500 bar), i sensori (come quelli di intasamento dei filtri antiparticolato e quelli ‘on cylinder’), la diagnostica, come evidenziato dalla stessa Stupenengo, la poliedricità o, per usare un termine in voga, lo spirito ‘multitasking’ dei motori, che potrebbero convertirsi obtorto collo all’alimentazione multifuel (suggestione evocata da Giancarlo Dellora, Research & Technologies Manager di Fpt Industrial), le prospettive del metano, sul quale Fpt Industrial ha investito risorse nell’automotive prima e, ‘a ruota’, nelle applicazioni industriali. Non a caso campeggiava nell’atrio il Cursor 9 Ng immortalato nelle foto in alto. Metano che si presta naturalmente al prefisso ‘bio’, per incentivare le economie di scala nell’agricolo e accelerare nella direzione della filiera corta della stessa produzione dei combustibili, e alle formule ‘blended’, con l’idrogeno, in particolare per l’autotrasporto.

Politecnico Milano

Il sodale, il Politecnico Milano, gode di una salute di ferro. L’ateneo meneghino ha scalato il ranking formativo europeo, posizionandosi nella top ten della graduatoria di attrattività. Il 91,6 per cento dei laureati al PoliMi trova occupazione nell’arco di un semestre dopo essersi guadagnato la corona d’alloro. Percentuale che sale al 96,7 per cento nel caso degli ingegneri.

Un altro dato riflette quella faccia spesso oscurata del sistema Italia, che traduce in prassi l’invocazione a ‘fare sistema’ e a drenare la fuga dei cervelli: l’Incubatore universitario si posiziona sul secondo gradino del podio europeo e si staglia in quinta posizione nello scenario mondiale.

Dal marzo dell’anno scorso PoliMi è entrato nell’olimpo accademico dell’Idea League. I poli universitari tecnico-scientifici coinvolti nel programma, oltre a Milano, sono l’Eth di Zurigo, il Tu Delft (l’Università tecnica di Delft, nei Paesi Bassi), l’Rwth di Aachen, l’Università di Chalmers, a Göteborg.

Per riassumere le convergenze tra Fpt Industrial e PoliMi, l’origine della collaborazione risale al 2013, i progetti Hdgas (sull’impiego del gas natural) e Imperium (controllo di motore e veicolo per ridurre consumi ed emissioni) sono arterie di alimentazione dei progetti di ricerca, la triangolazione con il centro di ricerche svizzero Empa (acronimo di Eidgenössische Materialprüfungs- und Forschungsanstalt) sull’F1C, il 3 litri alimentato a gas per veicoli commerciali (o light duty che dir si voglia), un’importante traiettoria in essere.

Come sottolinea Angelo Onorati, del Dipartimento Energia di PoliMi, il sestante è il miglioramento del rendimento termodinamico, per varcare  la soglia del 50 per cento di efficienza.
Carburanti alternativi, post-trattamento, simulazioni in camera di combustione, modelli integrati fluido-dinamici 1D-3D, riduzione dell’impatto acustico.

E una serie di codici e protocolli come il codice ‘OpenFoam‘, per creare elevata intensità di turbolenza, e il codice ‘Gasdyn‘, per la gestione dell’aspirazione allo scarico.

Senza dimenticare le competenze ‘chimiche’ sollevate dall’intervento di Enrico Tronconi, del Dipartimento di Energia, esperto in catalisi e processi catalitici.

Sono infatti due le articolazioni del Dipartimento Energia coinvolte nel progetto:  i team di ricerca dell’Ice Group (Internal combustion engine) e dell’Lccp Group (Laboratory of catalysis and catalytic processes).

Le aderenze pubblico-private, in questo caso, sono molteplici. La via italiana alla lotta agli inquinanti allo stato attuale ridimensiona, per non dire ostracizza, il ricircolo dei gas di scarico. L’appeal col gas metano è retaggio diffuso del know-how nel solco del fiume Po.

Non ci resta che attendere…

 

 

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