Neutralità tecnologica, paradigma abortito, ed è un gran peccato e se lo dicono Stellantis e Renault dobbiamo pur dar loro credito. Di questi due colossi dell’industria automobilistica europea si chiacchiera a proposito di una santa alleanza, che mieterebbe vittime nella costellazione di marchi, soprattutto in carico all’asse Parigi-Torino. Il Sole 24 ore non accenna alla neutralità nell’articolo “Stellantis-Renault, il patto obbligato per salvare l’auto europea”. Non c’è bisogno di didascalie: qui, o si fa l’unione, o si muore, parafrasando Garibaldi (in fin dei conti, l’eroe dei due mondi era italianissimo seppure nato a Nizza). A proposito di neutralità tecnologia, non riferita esclusivamente a Stellantis e Renault, leggete il parere di Assogasmetano, risalente al 2022.

Altro che Svizzera! La neutralità è alla base del presente e del futuro di Renault e Stellantis

Quanti dubbi sulla trasformazione elettrica d’amblais dell’arcipelago off-higway. Per l’automobile è diverso, si osserva: grandi volumi, standardizzazione delle piattaforme, la media di appena una quarantina di chilometri percorsi quotidianamente. Insomma, a prova di ansia da ricarica. Invece… quanto emerge dalle dichiarazioni di Federauto lascia intravedere uno scenario di grande sofferenza anche per l’industria automobilistica. Almeno quella europea.

«L’intervista rilasciata da John Elkann e Luca De Meo sulle politiche europee per la transizione ecologica segna un clamoroso cambiamento di rotta nella posizione dei costruttori di autoveicoli nella lunga e tormentata vicenda della decarbonizzazione dei trasporti imposta per legge». Lo ha dichiarato il presidente di Federauto, Massimo Artusi, commentando l’intervista rilasciata dai due dirigenti di Stellantis e Renault.

«Il fatto che due tra i massimi esponenti di due case costruttrici – che rappresentano insieme il 30% del mercato – chiedano all’Europa una fulminea revisione di rotta in nome della ‘neutralità tecnologica’ e del ‘rispetto della domanda’», ha continuato Artusi, «rompe un fronte che finora – sia pure con frequenti mugugni e crescenti perplessità – si era di fatto allineato alle utopiche scelte di una Commissione soggiogata dalle lobby dell’elettrico, fornendo a queste scelte un puntello determinante».

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Foto di Lisa Risager, da Unsplash

Messaggio a Bruxelles

«Oggi, invece», ha detto ancora Artusi, «possiamo dire che una parte importante – per numeri e per tipo di veicoli – dell’industria europea dell’automotive ha chiesto di modificare le politiche europee, avendo ‘scoperto’ – e dichiarato esplicitamente – che tali politiche finiscono per favorire le vetture ‘più complesse, pesanti e costose’, penalizzando invece quelle più piccole che costituiscono la polpa del mercato».

«Poco importa, in questo momento», ha concluso Artusi, «che si tratti di concetti che Federauto ha sostenuto e ribadito con ferma convinzione in tutti questi anni, quel che conta è che anche i costruttori hanno cominciato ad accorgersi che il re è nudo».

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