Utilizzo biocarburanti, l’Italia apre la strada e l’UE riesamina la norma
La Commissione Ue si prepara a riesaminare il divieto di vendita dei motori endotermici dal 2035, mentre l’Italia diventa il primo Paese europeo a regolamentare la trasformazione dei motori diesel per l’utilizzo di biocarburanti.
Il 16 dicembre potrebbe diventare una data spartiacque per la politica industriale europea. La Commissione Ue, dopo un breve rinvio, è pronta a riesaminare la norma che vieta la vendita di auto endotermiche dal 2035. Al centro del dibattito c’è la strategia “solo elettrico” e la possibilità di introdurre un principio di neutralità tecnologica che autorizzi anche biocarburanti ed e-fuel come soluzioni a basse emissioni.
Da diesel a biocarburanti: l’Italia ha aperto la strada
In questo contesto, l’Italia si è mossa in anticipo con il decreto del 2 ottobre 2025 (in Gazzetta Ufficiale dal 12 novembre), diventando il primo Paese europeo a regolamentare la trasformazione dei motori diesel per l’utilizzo di biocarburanti come l’HVO. Una decisione che potrebbe incidere sul futuro di milioni di veicoli ancora perfettamente funzionanti ma penalizzati dalle attuali politiche di transizione.
Il decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti definisce procedure, requisiti tecnici e controlli necessari per omologare e installare i sistemi di conversione. Non si tratta di interventi artigianali, ma di un percorso normato che “garantisce sicurezza, compatibilità ambientale e tracciabilità delle modifiche”, spiegano dal Ministero. L’obiettivo è rendere l’uso dei biocarburanti una soluzione immediatamente praticabile per flotte aziendali, veicoli commerciali e automobilisti privati.
La possibilità di convertire un diesel già circolante potrebbe rappresentare un sollievo economico per molti, evitando la rottamazione o l’acquisto di un’auto elettrica dal costo elevato. Restano però alcuni nodi aperti: i prezzi d’installazione non sono ancora stati comunicati, non è chiaro quante officine si attrezzeranno e la distribuzione dei biocarburanti non è omogenea sul territorio.
Alcuni studi indicano che i biocarburanti possono ridurre la CO₂ fino al 90% e, nel caso del biodiesel Fame B100, abbattere il particolato fino al 60% rispetto al gasolio tradizionale. Risultati significativi che alimentano il dibattito: per alcuni rappresentano una via rapida ed economicamente sostenibile alla riduzione delle emissioni; per altri rischiano di rallentare la transizione elettrica.








