Nelle ore in cui prende il via il Salone internazionale dell’Auto di Ginevra, i grandi costruttori europei – Volkswagen, Renault e Stellantis – pensano a una strategia comune per contrastare la concorrenza dell’auto elettrica che arriva dalla Cina: da Pechino, iniziano infatti ad arrivare le supernavi cariche di Battery Electric Vehicle (Bev) – Byd, MG, Seres, Geely, Chery, Zeekr, Fengshen, Saic, Nio, etc. – che hanno ormai raggiunto il 5% delle immatricolazioni europee (anche in Italia 5%). Nel frattempo, GM e Ford chiedono al governo USA di bloccare l’importazione di auto e componentistica cinesi a basso costo prodotti in Messico denunciando un ‘rischio estinzione’ per l’industria americana. Sempre in queste ore, dal quartiere generale della Mercedes mandano un messaggio a chiare lettere a Ursula von der Leyen e al suo Green Deal: “con le sole elettriche si fallisce”. Lo ha affermato Giuseppe Sabella, direttore del centro studi Oikonova.

Cosa sta succedendo? Per quanto riguarda le Bev, la Cina è senza dubbio più avanti rispetto a Usa e UE. L’industria cinese dell’auto ormai produce un buon 50% di elettrico, mentre Usa è a circa il 25% e UE 15%. Il fatto è che Usa ma soprattutto UE hanno spinto molto la propria industria in questa direzione. Sappiamo bene che con il Fit for 55 approvato a luglio 2023, dal 2035 si potranno produrre soltanto auto elettriche. Ciò non è avvenuto contro la volontà dei costruttori europei ma con la loro complicità, tanto che sia Carlos Tavares (ad Stellantis) sia Oliver Blume (ad Volkswagen), parallelamente agli interventi dell’UE, dichiaravano ‘arriveremo prima del 2035 a produrre soltanto veicoli elettrici’. Di sicuro, l’Europa rivedrà qualcosa del Fit for 55, anche perché – sempre l’anno scorso, su richiesta della Germania – gli e-fuel sono stati ritenuti ‘green’. E l’Italia aspetta lo stesso parere favorevole per i biocarburanti, di cui Eni è il principale produttore mondiale. Ciò vuol dire che il motore endotermico sarà in qualche modo riabilitato.

Resta da capire come mai, tuttavia, l’Europa ha approvato misure così rigide che al momento favoriscono l’industria dell’auto cinese. A parte la forza del soft power del Dragone, è presumibile – oltre che auspicabile – che per quanto riguarda i Bev ci sarà un recupero dei costruttori europei. Allo stesso tempo, è molto plausibile che a Bruxelles – con buona pace delle grandi case automobilistiche europee – si siano accordati con Pechino per riequilibrare lo scambio commerciale per ciò che concerne il settore auto: ogni anno, in Cina, vengono infatti immatricolati circa 5 milioni di autoveicoli europei (in particolare Volkswagen, Bmw e Mercedes), fattore importante anche per il nostro made in Italy. Le importazioni europee dalla Cina, per quanto in forte crescita, si attestano a circa 800mila. Inoltre, in Europa sanno che di Pechino in questa fase non si può fare a meno – in particolare per terre rare e materie prime – e che il declino cinese è ormai avviato: va in qualche modo gestito”, conclude Sabella. 

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