Vi dice nulla la parola HeavyTech? E l’idea di generare efficienza mediante pompe elettriche, oppure il principio della “design integration”? Questa è l’essenza concettuale del progetto HeavyTech. Cominciamo da lui, Davide De Silvio, il responsabile commerciale, in una sigla, il CCO, che ha dedicato la sua parabola professionale al movimento terra e alla motoristica industriale. Estrapoliamo alcune delle sue parole: “Noi crediamo che sulle macchine movimento terra l’idraulica sia tuttora imbattibile: la nostra convinzione è che sia opportuno mandare l’olio in pressione mediante delle pompe elettriche. Il nostro scopo è fornire macchine più efficienti, riducendo le perdite in termini di calore e innovando la parte idraulica e della gestione termica”.

Una breve premessa biografica. La genesi di HeavyTech

A partire dal 2000 De Silvio ha trascorso qualche anno alla Liebherr, segmento pale gommate per il mercato italiano. Dal 2013 è key account per FPT Industrial. Gestione del nuovo business, nella scia del mercato OE, al di fuori del perimetro CNH Industrial. Operazioni di recupero, salvataggio o espansione. Responsabile per un breve periodo della rete commerciale dei paesi germanofoni. Eppure, l’attrazione fatale è per il mondo nordamericano, che lo induce a mettersi a disposizione in quello scenario. Infine, l’attualità, a novembre 2024 prende corpo un nuovo soggetto del movimento terra, HeavyTech, per l’appunto, di cui Davide De Silvio è co-fondatore. Agli inizi di maggio il kick-off, in Indiana, a Fort Wayne. Nelle prime tre settimane il fundrising ha portato in dote 250.000 dollari.

Quali macchine, scusi?

Quindi, queste macchine? “Idrauliche sono e devono rimanere, ma il rendimento complessivo di macchine convenzionali, pari al 15%-25%, a causa della dispersione del calore sia dal motore che dal circuito idraulico, può e deve essere migliorato. Quanta corrente mi serve per generare la forza richiesta dal ciclo di lavoro? Che l’energia sia erogata da un pacco batterie, un generatore diesel, oppure ad idrogeno, è indifferente. Le nostre macchine hanno un’architettura elettrica, ma la parte posteriore, dove risiede la fonte energetica, è variabile. Le consideriamo plug&play, che sia elettrico, termico, eventualmente una fuel cell. Il modo più efficiente per generare la forza per scavare è tramite pompe elettriche, essendo perfettamente consapevoli di quanta corrente serva per generare quella potenza”.

Quali macchine, scusi?

Siamo partiti da un miniescavatore da 4 tonn, un compact truck loader 4 tonn e una minipala gommata da 2 ton. Il nostro approccio? Disegnare le macchine da zero. L’elettrificazione è un mezzo, il valore aggiunto è la design integration, sviluppando powertrain e software da foglio bianco, concertando la gestione dei flussi di potenza. Questo approccio ci consente di congegnare la macchina fin dal principio con la guida autonoma, col controllo remoto e la telemetria o come altro desideriamo. Esistono delle comunalità, a partire dalla cabina unificata ai cingoli, all’idraulica e al telaio”. Come dire, l’integrazione fatta sistema.

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MINI.79

Nel mirino di HeavyTech ci sono le applicazioni endotermiche, rispetto alle quali promettono il raddoppio della potenza e il dimezzamento dei consumi. “Possiamo generare fino al doppio della potenza idraulica” sostiene De Silvio, “ed è quello che facciamo. Maggiore forza a parità di classe di macchina e consumi ragionevolmente ridotti della metà”. Un rightsizing sistemico: l’idea è di equipaggiarle con propulsori di taglia “mini”: grossomodo, un 3 cilindri da 1 litro (il termico funge da generatore) e batterie da 20 kWh. Un’architettura elettro-idraulica, coordinata dalla intelligenza artificiale.

Il progetto di HeavyTech consente di reinventare la logica progettuale e commerciale: in base ai siti di utilizzo si potrebbero scambiare le componenti software e hardware (una macchina e due generatori? Oppure tre macchine e due batterie?). Anche, forse soprattutto, in una logica di noleggio (una flotta può essere composta da un numero di macchine che non necessariamente coincide con il numero dei sistemi propulsivi). “È il tema dello scambio delle fonti energetiche tra le macchine che può plasmare un nuovo ecosistema”. Tutto questo, insieme alla modularità e alla razionalizzazione, incide sull’efficienza del sistema elettroidraulico e si riflette sul Tco.

Il diritto alla riparazione

E poi c’è un tema molto sentito negli Stati Uniti, più che in Europa: il diritto alla riparazione, che la modularità delle nostre macchine consente di applicare in pieno”.

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Davide De Silvio

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