Novac e la “bellezza” del supercapacitore
Novac si. trova a Modena, nasce dall'intuizione di quattro giovanissimi ingegneri per sviluppare e applicare il concetto di supercapacitore

Gira che ti rigira, si finisce spesso da queste parti, anche nel caso di Novac e della tecnologia del supercapacitore, applicato al motorsport, e non solo. Ci troviamo a Modena e dobbiamo giocoforza replicare quanto anticipato a proposito di Reinova e di altri: sulla Via Emilia la competenza in tema di propulsione veicolare non si è fermata alla modalità endotermica.
Chiediamo all’amministratore delegato cosa sia un supercapacitore e di Novac
Sul numero di Luglio-Agosto potremo soffermarci sulla genesi di Novac (nata come start-up) e al valore aggiunto del supercapacitore. Al momento, accontentatevi di questo. Abbiamo intervistato l’amministratore delegato, Matteo Bertocchi, ingegnere del veicolo come un altro dei quattro soci. Completano la rosa dei fondatori un ingegnere dei materiali e un elettronico. Il culmine anagrafico? Trent’anni tondi tondi. Roba da Silicon Valley… «Perché non sfruttare le superfici del veicolo per accumulare energia?», ha precisato Bertocchi, dopo averci introdotti alla genesi dell’azienda. «Ci siamo quindi focalizzati sui supercap, o supercondensatori. Le batterie faticano a erogare picchi di potenza e spunto, si stressano e surriscaldano. I supercap si caricano e scaricano molto velocemente. Al contrario delle batterie, accumulano poca energia ma erogano picchi in pochissimo tempo. La densità energetica è un ventesimo delle batterie, la densità di potenza (kW/kg) è dieci volte superiore. I supercap non sostituiscono le batterie, sono complementari a qualsiasi forma di accumulo di energia, comprese le fuel cell. In ogni caso, necessitano di uno spunto nei transitori. Sono affiancabili anche agli endotermici, in un sistema ibrido, e alle applicazioni Start&Stop. La batteria recupera quantità ridotte di energia, dissipando il resto in calore, mentre il supercap ne recupera il 99%. Dispone di un milione di cicli vita, è sgravato dai rischi di thermal runaway e non contiene litio. Lo abbiamo integrato nella fibra di carbonio delle auto ad elevate prestazioni, come quelle per il motorsport. Ci siamo però resi conto fin da subito che il bisogno di condensare potenza in poco spazio è comune ad altre industrie, come il marittimo e l’aerospaziale».

Supercap anche in salsa “termica”
Intendiamo cioè dire che, oltre alle fisiologiche declinazioni elettriche, di cui parleremo più diffusamente nell’articolo, un supercap trova una sponda fertile anche all’interno di un contesto ibrido. «Applicato a un muletto a combustione interna, per citare un esempio tipico (è sempre Matteo Bertocchi a parlare, ndr), il supercap consente il downsizing del motore, riducendone il peso e il costo. Oltretutto, si può abbassare la classe di categoria, riducendo i costi dei test di certificazione».