Il trasporto pubblico corre verso l’elettrico passando per il metano, ma l’ultima parola sul diesel non è ancora detta, anzi. Il punto sul tema della sostenibilità in ambito di trasporto persone (ma il discorso è facilmente estendibile al trasporto merci) è stato fatto al convegno “Verso i combustibili alternativi?”, tenutosi a fine settembre a Bologna su organizzazione della rivista Autobus, della medesima scuderia editoriale di DIESEL, dell’azienda di tpl Tper e del Cifi.

Il motore tradizionale resta al centro

Che la strada porti verso l’elettrico, specialmente nel mondo dell’autobus urbano, è innegabile. Altrettanto innegabile è il fatto che la transizione, per ora, debba passare attraverso un utilizzo ‘alternativo’ del rodato endotermico, in applicazioni a gas o in forma ibrida accompagnata da una macchina elettrica. Un tema su cui ha posto l’accento Iveco Bus nella persona di Massimo Santori, vertice del dipartimento Public affairs in Cnh: «Pensiamo che l’ibrido sia un’ottima soluzione per le città e l’extraurbano, mentre per la lunga percorrenza solo il motore tradizionale garantisce le autonomie necessarie». Non solo, Iveco punta anche forte su «metano e biometano, che risponde a un’ottica di economia circolare a rifiuti zero e rispetta le autonomie necessarie per urbano ed extraurbano». Non è mancata una dura stoccata diretta all’autobus elettrico: «Bisogna tenere conto anche del rapporto qualità prezzo: non si può acquistare un autobus da 500mila euro che garantisce una minore capacità di passeggeri».

E se il gas portasse (più) lontano?

Il gas è al centro delle attenzioni di Tper, rappresentata al convegno dalla presidente Giuseppina Gualtieri: «Se dobbiamo diminuire emissioni gas serra del 67 per cento entro il 2050, qualcosa deve accadere di concreto. Noi abbiamo ridotto il consumo di gasolio del 47 per cento aumentando la flotta a metano». Il focus di Scania Bus è sulle percorrenze extraurbane, quelle per cui lo ‘scivolamento’ verso le zero emissioni è al momento più difficile da immaginare, a causa del ben noto collo di bottiglia dell’autonomia: «Noi costruttori siamo coscienti di essere parte del problema inquinamento ma vogliamo anche essere parte della soluzione» così il numero uno Roberto Caldini. «Ciò che stiamo vedendo è che le città si sviluppano come hub regionali, e il trasporto extraurbano ha un ruolo sempre più importante. Bisogna pensare anche a ciò che accade fuori dal centro urbano, senza focalizzarsi solo sul centro. Infatti abbiamo proposto sul mercato un prodotto nuovo, l’interurbano a pianale rialzato alimentato a metano, lo Scania Interlink Cng (peraltro premiato col Sustainable Bus of the Year 2017 in categoria Intercity, n.d.r.). Un altro concetto innovativo è l’ibrido Classe II, che abbiamo consegnato recentemente ad Asf Como (gruppo Arriva)».

La questione dell’autonomia. Soluzione Lng

Gettando lo sguardo verso il futuro, ha affermato Caldini, «Noi di Scania stiamo lavorando a progetti di autobus Gnl (Gas naturale liquefatto). Non è una tecnologia nuova ma ha bisogno di studi approfonditi. I veicoli avranno autonomia importante: si parla di autonomia fino a 900 chilometri. Pensiamo di essere pronti col primo prototipo già entro la fine del 2018. E a Courtrai presenteremo una soluzione innovativa su cui non possiamo ancora dire nulla». E sull’autobus elettrico? «Stiamo facendo test per l’autobus full electric con diverse modalità di ricarica. Sono soluzioni che vanno bene per i centri urbani ma che noi di Scania non consideriamo ancora sostenibili dal punto di vista economico. Diventeranno sostenibili anche economicamente in futuro».

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