“È di stringente attualità la notizia che ci informa della decisione definitiva presa dal Parlamento Europeo sullo stop alla vendita di automobili e veicoli commerciali leggeri alimentati a diesel e benzina a partire dal 2035. Una notizia della quale non possiamo certo dirci stupiti, essendo stata ampiamente anticipata dall’accordo – definito storico da più commentatori – raggiunto nell’ottobre dello scorso anno fra il Parlamento e il Consiglio Europeo proprio su questo tema. Se non possiamo definirci stupiti, permettetemi almeno di dire che questa decisione ci lascia perplessi rispetto alla reale consapevolezza del legislatore europeo su questa particolare questione.

In effetti, la parola chiave sulla quale stanno lavorando non solo i legislatori nazionali e internazionali, ma anche gli attori appartenenti all’industria, è sostenibilità. E questo è giusto e doveroso. Tuttavia, vedo un’attenzione quasi esclusiva sul tema delle autovetture. L’autoveicolo garantisce la libertà di movimento per gli esseri umani ed è fondamentale per l’attività lavorativa in insediamenti industriali dell’area automotive e non solo sparsi per tutto il territorio. Colpevolizzare la sola automobile rischia di farci sottovalutare la complessità di questa sfida: c’è infatti un lavoro enorme da fare a livello di infrastrutture, rispetto alle quali l’Italia sconta ancora un fortissimo ritardo. Certo, è essenziale ridurre le emissioni dei veicoli, ma l’inquinamento deriva anche dall’inefficienza della rete nel suo complesso. La mobilità del futuro si baserà sulle nuove tecnologie digitali legate alla sensoristica e all’intelligenza artificiale, ma questi sistemi dovranno integrarsi in un nuovo sistema infrastrutturale, che dovrà essere ripensato ad hoc.

C’è poi da considerare il tema, non secondario, dell’impronta di carbonio che i veicoli elettrici rilasciano nell’atmosfera nel loro intero ciclo di vita, adottando un approccio che viene comunemente definito “dalla culla alla tomba”, perché non si tratta solo delle emissioni del veicolo in uso, ma è necessario fare una riflessione attenta anche sulle emissioni generate nell’intero ciclo produttivo del veicolo. A cominciare dall’estrazione degli elementi necessari per produrre le batterie che alimentano i veicoli elettrici, per finire con lo smaltimento a fine vita del mezzo. La questione, dunque, è molto più complessa di quanto appaia in superficie; resta auspicabile la contemporanea ricerca di alternative in un’ottica di neutralità tecnologica, come la possibilità di utilizzo dell’idrogeno o altre fonti di alimentazione.

L’intero settore dell’aftermarket, dalle autoattrezzature alle officine, è attento e pronto a recepire tutte le novità legate alla sostenibilità: Aica, da parte sua, rinnova costantemente il proprio impegno nel sostenere la capacità di innovazione delle imprese, la manifestazione Futurmotive prevista per l’autunno del 2023 rientra in questa attività. La trasformazione energetica va sostenuta anche dal pubblico come avviene in altri paesi europei. È fondamentale un confronto continuo, collaborativo, tra imprese e istituzioni che senza preconcetti porti a soluzioni concrete in merito alla sostenibilità senza demonizzare continuamente l’automobile.

Vi ringrazio per l’attenzione.”

Mauro Severi, Presidente Aica

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