Abbiamo incontrato Stefano Coladonato, ovviamente in modalità remota, durante l’inverno appena trascorso. Sul numero di Aprile trovate il ping pong tra lui e Cummins in merito all’intensificazione del rapporto con l’azienda romana.

Coladonato e cummins. Parla Stefano Unali

Citiamo Stefano Unali, responsabile di Cummins Marine per il Sud Europa: «Abbiamo ragionato con Coladonato, distributore sia di Cummins che di Zf, e abbiamo concordato di ritagliarci uno spazio all’interno della sede aziendale per lo stock dei motori marini venduti nel Sud Europa. In precedenza, usciti dalle linee di produzione nel Regno Unito, transitavano dal Belgio dove raggiungevano i clienti finali. Non conformità e customer service risultavano meno gestibili, per cui abbiamo cambiato sistema. All’arrivo in magazzino i motori Cummins sono presi in carico, quindi sottoposti ai controlli di prassi (un check generale, il rabbocco dei liquidi, la programmazione dei sistemi elettronici, etc) per consegnare il motore al cantiere ‘chiavi in mano’. Questo servizio, associato a un prezzo allineato o competitivo e alla qualità dei motori, rappresenta una freccia in più nell’arco di Cummins». 

Alle origini

A questo punto è lecito chiedersi dove e come è nata la Coladonato. Un’avventura imprenditoriale dal conio familiare, secondo la più genuina tradizione italiana (e non solo), che comincia dal padre, Camillo Coladonato, instancabile e devoto operatore della meccanica. Tutto ebbe inizio in un’officina, verso la fine degli Anni 70, come servizio di assistenza tecnica, accompagnato alla gestione di un cantiere di rimessaggio. Il trasferimento nella nuova sede avviene nel 1988. L’anno successivo crolla il muro di Berlino, il figlio Stefano diventa maggiorenne e avviene la consacrazione a officina autorizzata Caterpillar. Un passaggio epocale, che imprimerà il marchio di Peoria nel dna del rivenditore romano, che cambia così pelle, parzialmente e gradualmente. Il matrimonio con Caterpillar ha portato in dote un’utenza diversficata, rispetto alle cilindrate gestite fino ad allora. Poco dopo è entrato in scena Stefano, che ha interrotto il percorso di studi in ingegneria meccanica per prendere in mano le redini dell’azienda e sviluppare il progetto ‘Coladonato 2.0’, che conferisce  un’impronta più commerciale all’azienda di famiglia. L’idea è chiara: integrare alla semplice assistenza la vendita diretta. Lo spartiacque grossomodo arriva nel 2010, subito dopo la crisi planetaria innescata dalla bolla speculativa. In precedenza «lavoravamo molto con la manutenzione» ci spiega Stefano, «poi, a partire dal 2010-11, durante il governo Monti, i diportisti sono letteralmente scappati, in Grecia, Croazia, Corsica e altrove, per sfuggire all’equazione forzata ‘proprietario di barca = evasore fiscale’. Il decremento del lavoro è stato quindi principalmente imputabile alla caccia alle streghe dei possessori di barche. Ebbi un’intuizione e osai fare un grosso stock di circa 200 invertitori Zf, che avevamo in concessione da metà Anni 90, mettendo a magazzino anche una quindicina di Twin Disc. A partire dal 2013 fu la volta dell’e-commerce. Da quel momento in poi il fatturato legato alla vendita ha superato quello dell’assistenza. Negli anni d’oro di Caterpillar siamo stati chiamati ovunque, per esempio a Mosca per riparare un Canados 86, equipaggiato col C32, per la navigazione sul Volga, in garanzia Zeppelin. Siamo stati convocati in altri paesi europei, per esempio Grecia e Finlandia, sempre come supporto tecnico».

Con Cat da un terzo di secolo

Da 33 anni Caterpillar rimane il core business, nome che sui litorali è ormai associato al service di Coladonato, divenuto nel frattempo Amd, Authorized marine dealer. L’e-commerce è stato lo strumento per scardinare il mercato estero, soddisfacendo chiamate addirittura da Sidney e dal continente africano. Le ragioni dell’effervescenza delle attività commerciali sono spiegate ancora da Stefano Coladonato. «Gli invertitori sono una componente di nicchia, non se ne trovano tanti, a magazzino. La maggior parte è assemblata a Padova, la serie media, da 100 a 1.300 cavalli, gli altri sono invece fatti a Friedrichshafen. La targhetta riporta quindi la scritta ‘made in Italy’, che ci ha favoriti nel posizionamento e nell’indicizzazione nei motori di ricerca. La richiesta di invertitori dall’estero, che non è sempre evadibile, è circa di uno al giorno». 

TROVATE QUI L’ARTICOLO INTEGRALE, PUBBLICATO SU DIESEL SETTEMBRE 2021 A PAG. 22

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