Scania: Hvo per 2.250

Scania e Hvo, un binomio alla portata di tutte le patenti B all’interno del perimetro aziendale. A Södertälje, dove l’ombra del Grifone aleggia sulla comunità come un angelo custode, i dipendenti Scania possono rifornire le automobili  con l’Hvo. Che in Scandinavia sia di moda smarcarsi dai fossili è cosa nota, e lo dimostra l’attenzione che anche Volvo dimostra verso l’olio vegetale idrogenato (un approfondimento è in uscita su DIESEL di Giugno). Scania ha fatto un passo in più, un’impronta automobilistica che potrebbe riverberarsi sui destini nelle applicazioni industriali. Perchè? L’automotive è naturalmente il volano delle tendenze e degli investimenti nell’offroad, nella generazione e nel marino, per economia di scala e diffusione delle applicazioni veicolari. Sono circa 2.250 le vetture che attingeranno dal distributore di olio vegetale a disposizione delle risorse del Grifone. C’è lo zampino del Volkswagen Group Sverige, che ha coordinato il progetto a favore delle auto aziendali, motorizzate diesel, ed equipaggiate da quadricilindrici Audi, Volkswagen, Skoda e Seat.

Dal 2012 è in funzione lo Scania Job Express, un autobus che funziona al 100 per cento con carburante di origine vegetale nella tratta Stoccolma – Södertälje. «Dal 2015 l’Hvo è entrato a far parte dei carburanti alternativi idonei ad alimentare i nostri veicoli industriali» precisa Kent Conradson, Executive Vice President e Head of Human Resources di Scania, che prosegue «È estremamente positivo che ora, grazie al suo utilizzo per le nostre autovetture aziendali, possiamo contribuire ad incrementare l’adozione di questo carburante da fonti rinnovabili»

Hvo chi?

 

Di cosa stiamo parlando? Ci viene in soccorso Alessandro Girardi, Responsabile Sales Enginering di Italscania: «L’Hvo è un carburante da fonti rinnovabili al 100 per cento, può essere ricavato da diverse materie prime: olio esausto, olio di colza, olio di palma o grasso animale. Presenta diversi vantaggi dal punto di vista ambientale, basti pensare che l’abbattimento di CO2 può arrivare fino al 90% quando per produrlo vengono utilizzati scarti alimentari. È indistinguibile dal diesel fossile poiché è molto stabile alle basse temperature, non deteriora le sue proprietà nel tempo ed ha un potere calorifico equiparabile. Tutto ciò lo rende un candidato ideale per l’utilizzo nelle molteplici applicazioni presenti sul mercato».

Buon viaggio, col motore endotermico in funzione e l’Opec nel cassetto dei ricordi…

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